Escursione in alcuni luoghi ai confini con l’Ogliastra, la Barbagia ed il Sarcidano – 3° giorno.

3° giorno

Ristorati da un corroborante riposo notturno e da una abbondante colazione e dopo aver fatto rifornimento, presso un laboratorio artigianale, di un po’ di gastronomia tipica locale, riprendiamo il cammino avviandoci, in macchina, verso la nostra tappa programmata per il giorno: il Monte di Santa Vittoria nell’agro di Esterzili.

Lasciato l’abitato di Sadali siamo giunti all’incrocio con la SS 198 dove abbiamo svoltato a sinistra in direzione di Nurri; dopo pochi kilometri, abbiamo trovato (sulla sinistra) il bivio per Esterzili e, dopo un percorso stradale ricco di tornanti, abbiamo raggiunto il suo centro abitato. Qui, seguendo le indicazioni dei cartelli stradali/turistici, abbiamo imboccato la “circonvallazione” per uscire dall’abitato su una strada che conduce ad Esclaplano (SP53).

Chiesto conferma della direzione giusta ad una “vecchina” affacciata ad un balcone, abbiamo percorso poco più di un kilometro oltre l’abitato per giungere ad un incrocio dove, seguendo le indicazioni di un cartello stradale, abbiamo svoltato a sinistra ed iniziato il ripido e tortuoso tragitto verso la cima del monte di Santa Vittoria facendo, compiendo le seguenti tappe.

1^ tappa: Monte Nuxi località nella quale sono ubicati alcuni ruderi risalenti ad epoca nuragica

Salendo lungo la strada di montagna verso il Monte di Santa Vittoria, giunti ad un’altitudine di circa 1.137 mt. s.l.m., scorgiamo sulla sinistra un grande fabbricato di relativa recente costruzione (si tratta di una colonia estiva per bambini o per anziani che, nella realtà, non è mai entrata in funzione!). Parcheggiata l’auto, abbiamo iniziato la nostra “esplorazione” scorgendo il rudere di una prima grande capanna nuragica di cui è ben visibile la parte bassa della muratura circolare, il pavimento costituito da acciottolato frammisto ad affioramenti di roccia e l’ingresso rivolta verso Est.  

All’interno dell’area recintata di pertinenza della colonia, si trovano gli altri ruderi di un piccolo insediamento nuragico; per raggiungerli abbiamo oltrepassato la recinzione scavalcando una sorta di scaletta fatta in tronchi di legno posta sulla recinzione metallica.

Di fronte a questa capanna, addossata ad uno spuntone di roccia, ne è presente una di più recente costruzione per dare ricovero agli animali allo stato semibrado in questi magri pascoli montani.

Il secondo insediamento nuragico è costituito dai ruderi di tre capanne circolari; nella muratura perimetrale di quella più grande si possono notare due nicchie che, probabilmente, fungevano da  mensola per l’appoggio di qualche oggetto od alimento. 

Ai margini di questo piccolo complesso di capanne vi è un nuraghe (non visitato) e le strutture murarie di una sorgente nuragica. Il manufatto megalitico è realizzato intorno al punto di sorgenza di una vena acquifera. L’intero edificio è costruito con materiali lapidei di varia dimensione costituiti da scisti e, oltre a proteggere la sorgente, può anche dare ospitalità a qualche innocuo colubride come il biacco Hierophis viridiflavus (comunemente conosciuto come “biscia d’acqua”).

Dell’originaria struttura architettonica, sono ben visibili sia il vestibolo esterno che un vano a base rettangolare – chiuso da un soffitto a tholos, sulla cui muratura opposta all’ingresso (dal vestibolo esterno) vi è l’imboccatura quadrangolare che si affaccia alla camera dell’acqua. Quest’ultimo vano, di base circolare, è chiuso da una muratura aggettante che determina una forma geometrica ogivale (Tholos); trattandosi di una sorgente, soprattutto nei periodi caratterizzati da una più intensa piovosità, l’acqua tracima dalla camera del pozzo per disperdersi all’esterno nella parte anteriore del manufatto. Molto caratteristica è la parte esterna  della sorgente la cui parte superiore è ricoperta di una muratura in pietre a formare quasi una cupola.  

Nel pieno rispetto dei canoni costruttivi della maggior parte dei pozzi e delle fonti sacre di epoca nuragica, l’asse longitudinale del manufatto è orientato lungo l’asse Est-Ovest, con apertura del vestibolo esposta a levante.

Poco più a monte della fonte sacra e del piccolo complesso nuragico, vi è un’area recintata all’interno della quale ci sono, ancora in corso di scavo – ed in quanto tali inaccessibili al pubblico, gli scavi di un complesso nuragico che sembra configurarsi come un “santuario”.

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Esterzili: testimonianze nuragiche a Monte Nuxi

2^ tappa: sommità del Monte di Santa Vittoria e probabile tempio nuragico con recinto megalitico

Risaliti in macchina, abbiamo ripreso la strada in salita per svoltare, dopo circa 250 metri, sulla destra in una strada che si snoda all’interno della pineta di Monte Vittoria.

Parcheggiata l’auto, abbiamo proseguito a piedi nel sentiero verso la cima del monte di Santa Vittoria da cui, considerata la sua particolare ubicazione geo-topografica e la sua altitudine (1.212 metri s.l.m.), è possibile ammirare un ampio panorama che spazia per buona parte della Sardegna: dal Gennargentu, all’Ogliastra ed alle sue coste, fino al Sarrabus-Gerrei e, nelle giornate più limpide, a parte delle pianure del Campidano di Cagliari e di quello di Oristano.

Sulla sommità del monte vi sono diversi fabbricati: una stazione per la ripetizione e amplificazione di segnali, il rudere di un fabbricato nel quale – seppure modificato e riadattato recentemente ad altri usi, sembrano potersi notare le tracce di una suggestiva nicchia votiva.

Sul lato posto più a sud è presente – in prossimità di un dirupo a strapiombo, una costruzione cilindrica edificata interamente in pietra; la struttura architettonica sembra richiamare quella tipica dei nuraghi monotorre.

La muratura dell’ingresso – così come quella di una piccola apertura interna attraverso la quale è possibile ammirare un ampio paesaggio rivolto a sud-ovest, realizzata con la sovrapposizione di blocchi di pietra in maniera “aggettante” tanto da al varco i contorni di una forma ogivale. Il fabbricato si caratterizza, inoltre, per la presenza di due scale esterne ad andamento elicoiale i cui gradini sono costituiti da semplici lastre di roccia sporgenti dalla parete esterna dell’edificio ma solidamente incastrate nella sua muratura. Nella parte centrale della tholos che racchiude l’unico vano della costruzione è presente un foto mentre nel centro del pavimento è presente un “centrino” metallico che rappresenta un caposaldo o punto geodetico “orizzontale” del sistema di rilevamento topografico nazionale.

Ciò fa supporre che questo fabbricato, seppure edificato in tempi recenti quasi a protezione dello punto geodetico utilizzato per le rilevazioni e misurazioni topografiche necessarie alla predisposizione del sistema cartografico/catastale italiano.

In cima al versante nord del monte di Santa Vittoria, a testimoniare l’importanza di questo rilievo in epoca nuragica, sono presenti i ruderi di un recinto megalitico al cui interno, oltre una serie di capanne quadrangolari disposte perimetralmente, è possibile individuare i ruderi della parte basale di un possibile tempio nuragico.

27 DSC_2006 0 1 R Esterzili - ruderi del probabile tempio sacro a forma di serratura all'interno della muragia megalitica

Esterzili: ruderi della base della muratura del tempio nuragico all’interno della muraglia megalitica

Quest’ultimo ha una pianta che somiglia alla forma di un’antica “serratura”, richiamando alla mente quella dei pozzi sacri e dei templi a mègaron. In particolare, sembra poter scorgere i ruderi della muratura di un vestibolo con apertura disposta verso sud e, in posizione contrapposta, una struttura circolare riservata probabilmente allo svolgimento dei riti cerimoniali.

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Esterzili: Testimonianze nuragiche sul Monte di Santa Vittoria

3^ tappa: tempio di “Domu de Orgia Rajosa” o di “Domu de Orxia”.

Al termine della tappa precedente, abbiamo ripreso il cammino proseguendo in macchina sulla strada del Monte di Santa Vittoria; dopo un percorso stradale di circa 2.600 siamo giunti in località “Cuccureddì” nell’agro di Esterzili della Provincia di Cagliari ma facente parte della regione storica della “Barbagia di Seulo”. Qui, sul versante esposto a sud-Est del Monte di Santa Vittoria – ad una altitudine di circa 980 metru s.l.m., nel contesto di un pianoro sostanzialmente privo di vegetazione arbustiva/arborea, si erge il più suggestivo ed imponente dei templi a mègaron edificati in Sardegna in epoca nuragica (XIV secolo a.C.): il tempio nuragico a mègaron di “Domu de Orgia Rajosa” (lett.: la “Casa della Strega arrabbiata”) o, più semplicemente, di “Domu de Orxia” (lett.: la “casa della strega”).  

Di tale tipologia di edificio riservato all’esercizio del culto – per lo più ubicati nei territori centro settentrionali, ne esistono in Sardegna poco più di una dozzina di esemplari che, pur rispettando l’impostazione architettonica e strutturale originaria, possono presentare alcune varianti “locali”.

La struttura architettonica di questa tipologia di templi nuragici richiama quella degli edifici a mègaron (lett.: “grande vano”) costruiti in Grecia in epoca micenea (1.600-1.000 a.C.); questi erano edifici destinati ad attività di “rappresentanza” distinte (ed eventualmente collaterali) da quelle che si svolgevano all’interno del palazzo del Re-Pastore (di fatto erano i luoghi in cui si ricevevano gli ospiti e nei quali, oltre a riunioni assembleari, potevano svolgersi attività conviviali e di intrattenimento di varia natura).

In estrema sintesi, i templi a mègaron sono edifici megalitici edificati con la posa in opera di filari sovrapposti di blocchi lapidei di varia forma e dimensione; sono caratterizzati dall’avere una base rettangolare molto allungata. L’ingresso principale è ubicato nella muratura di uno dei due lati più corti e, segnatamente, in quello rivolto verso i quadranti meridionali; la particolarità principale di questi edifici è data dal prolungamento della muratura dei due lati più lunghi oltre la facciata principale (alla stregua di due bracci tesi detti anche “ante”), delimitando così un ampio spazio aperto con la funzione di “vestibolo”. Il prolungamento della muratura delle due pareti più lunghe interessa, generalmente, la parte anteriore del tempio (quella che consente l’accesso) e, più raramente, anche la sua parte posteriore (che però è priva di aperture); nel primo caso si parla più propriamente di tempio “in antis”, mentre nel secondo di tempio “in doppio antis”.

La parte posteriore (quella contrapposta all’ingresso principale) può essere leggermente ricurva (o absidata) o perfettamente piana differenziando le due tipologie di tempio con l’aggettivazione di “absidato in antis” e, nella seconda e più diffusa tipologia, di “rettangolare” articolato, per quanto appena accennato, in: “tempio rettangolare in antis” e “tempio rettangolare in doppio antis”.

L’interno del tempio era costituito da uno o più ambienti posti in successione tra loro, nel più recondito dei quali venivano svolti i riti cerimoniali, costituendo, pertanto, la parte più intima e sacra dell’intero edificio.

Il tempio a mègaron “Domu de Orxia” si erge all’interno di un’ampia area (“temenos”) delimitata perimetralmente da un recinto di forma ellittica (48,50 x 28 mt di diametro), di cui si conservano i ruderi dei primi filari della spessa muratura in pietra; l’accesso all’area sacra (“temenos”) è posto nella parte del recinto esposta ad ovest del recinto stesso ed anche nel suo lato a sud.  

La struttura muraria dell’edificio – che ha una base rettangolare allungata (m 22,50 x 7,79), è costituita da blocchi di scisto di media-grande dimensione sbozzati e disposti in filari orizzontali regolari; dell’originaria muratura sopravvivono i primi 9 filari di blocchi che, nell’insieme, determinano un’altezza di circa 2,40 mt.

L’asse longitudinale dell’edificio è orientato nella direttrice geografica N-NO/S.

Per quanto sora indicato, il tempio a mègaron di “Domu de Orxia” si configura come un tempio “rettangolare in doppio antis”; infatti, nella parte frontale – che risulta esposta a S-SE e nella quale vi è l’ingresso del tempio, è presente un vestibolo “in antis” di forma sostanzialmente quadrangolare (5,15 x 5 mt. circa) delimitato dal prolungamento dei due muri lunghi laterali quadrangolare e dalla facciata principale del monumento; nella parte posteriore i due muri laterali si prolungano di poco oltre il muro trasversale terminale. Alla base dei paramenti interni del vestibolo sono presenti delle pietre in funzione di sedili o di piani di appoggio/banconi.

Molto particolari sono le murature delle pareti laterali del vestibolo in quanto realizzate in maniera lievemente “aggettante” nelle file superiori a mano a mano che ci si eleva dal suolo; quasi a voler accompagnare, già dal basamento, la copertura del tetto realizzato, probabilmente, da una travatura lignea a doppio spiovente sovrastata da frascame.  

Dal vestibolo esterno, passando attraverso un’ampia apertura rettangolare architravata, si accede alla parte interna del monumento composta da due vasti ambienti disposti in successione e comunicanti tra loro attraverso una apertura anch’essa architravata. Il primo ambiente ha una pianta rettangolare di 8 mt. circa di lunghezza e di 4,5 mt. di larghezza; la base delle pareti è caratterizzata dalla presenza di sedili/banconi realizzati con blocchi di scisto, mentre sul lato sinistro si nota un lastrone “ortostatico” posto in posizione verticale che, probabilmente, fungeva da parete divisoria per la realizzazione di un piccolo spazio da adibire a magazzino e/o deposito delle offerte votive. Il secondo vano ha anch’esso una base rettangolare (lunghezza: 3,5 mt circa e largh. 4,5 mt. circa) e, come il primo, alla base della muratura interna sono disposti, a mò di sedili o di banconi, dei blocchi di pietra scistica. Entrambe gli ambienti recano tracce di una pavimentazione costituita da lastre di pietra.

Per quanto gli scavi archeologici non siano ultimati, è facile intuire che il tempio non fosse una struttura isolata a se stante, bensì compresa in un contesto abitativo più ampio; ciò è determinato dal rinvenimento, lungo la recinzione muraria del “temenos”, dei ruderi di alcune capanne.

Nel corso degli scavi del sito archeologico sono stati fatti numerosi ritrovamenti di ex voto sia in materiale metallico (bronzo) che in ceramica le cui copie sono custodite a Esterzili, presso l’ex biblioteca di Via Roma.

Inoltre, il ritrovamento di un certo numero di monete testimonia la frequentazione del sito anche in epoca romana, senza escludere l’eventualità di una sua frequentazione anche in epoche più recenti; un’anziana donna di Esterzili ricorda che in quel sito, in epoca precedente l’avvio degli scavi, venivano fatte grandi feste e banchetti ad esempio in occasioni della tosatura delle pecore.

Il sito archeologico, per quanto isolato, appare ben custodito e dotato di un’adeguata cartellonistica descrittiva del monumento e delle successive fasi degli scavi.

Al termine della visita al tempio a mègaron di “Domu de Orgia Rajosa”, percorriamo in senso inverso la strada per raggiungere il centro abitato di Esterzili dove abbiamo fatto una breve sosta per ammirare diversi “murales” molto caratteristici, realizzati sulle facciate laterali di alcune case.

Abbandonato l’abitato di Esterzili, ci avviamo al rientro procedendo verso Villanova Tulo, godendo dei bei panorami offerti, lungo strada, dall’invaso del lago medio del Flumendosa. 

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Esterzili: Il tempio a megaron di

La strada del rientro si è poi snodata attraverso gli abitati di: Nurallao, Nuragus, Genoni, Escovedu, Usellus, Villaurbana, Siamanna e Simaxis per giungere, alla fine, all’inserimento della corsia nord della SS131 (ex “Carlo Felice”)  all’altezza del bivio per Silì (frazione di Oristano).

Arriviamo a destinazione finale un po’ stanchi ma, sicuramente, …….. appagati per tutto quanto abbiamo potuto vedere e godere nel corso dell’intera escursione.

Al termine di questo lungo resoconto, intendo rivolgere il mio più sincero ringraziamento ai miei compagni di viaggio: Antonio, Bruna, Dolores, Lidia, Giancarlo, Mario e Salvor (li cito in stretto ordine alfabetico) che, con tanta pazienza e disponibilità, hanno voluto accompagnarmi in questo tour.

Analogo ringraziamento rivolgo all’amico Giampaolo che mi ha accompagnato in una mia precedente escursione sul Monte di Santa Vittoria di Esterzili.

A tutti l’auspicio che l’occasione di questa escursione non rimanga un evento …….. isolato!

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